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Rassegna Stampa
 

Coraggio e incoscienza

(intervista di Davide Spada Pianezzola)

Il locale del concerto e’ saturo di persone, giovani e meno giovani.

Siamo al Centro stabile di Cultura di San Vito. Lei e’ Patrizia Laquidara, cantautrice vicentina gia’ al suo secondo disco; il concerto presenta proprio le canzoni dell’ultima opera: Funambola.

La prima cosa che si nota, ascoltando la sua voce , e’ il registro molto ampio, le tonalita’ pulite, la dizione perfetta. E’ una voce molto ben controllata, capace di passare attraverso “coloriture che non sono appannaggio solo della musica lirica ma anche delle melodie balcaniche , di cui la cantante e’ grande appassionata. Sulla scena Patrizia si muove con grande armonia : conquista la platea e le impone un silenzio rispettoso usando solo la sua dolcezza.

Seduce con sguardi intensi e parole sussurrate , a cui intramezza una gestualita’ essenziale, mai affettata; sempre coerenti coi versi da lei cantati.

Da vicino Patrizia e’ persino più attraente che sul palco o sulla pur bellissima copertina del suo disco. La ragione e’ semplice: la sua bellezza e’ fatta anche di particolari che da lontano inevitabilmente sfuggono. Quando parla, la sua voce e’ piu’ delicata  emorbida, se possibile , di quando canta; guarda l’interlocutore sempre negli occhi e sorride in modo dolce , quasi pudico.

Pur avendo una carriera gia’ importante alle spalle  (vincitrice di due premi della critica al Festival di Sanremo  2003 , due album prodotti , partecipazioni a colonne sonore di importanti film italiani , numerose collaborazioni con artisti italiani ed internazionali) Patrizia nn ha bisogno di giocare a fare il grande personaggio , perchè e’ già una grande persona. Il suo fascino profondo ed allo stesso tempo impalpabile e’ fatto anche di questo: la gioia di poter esprimere se stessa attraverso la voce , unita all’umile consapevolezza che la sua musica , per essere autentica  e viva, non deve essere un semplice “dare” , bensì un continuo dialogo con coloro che l’ascoltano.

 

-       Patrizia, cos’è per te il coraggio?

Il coraggio e’ affrontare a cuore aperto cio’ che non si conosce . Affrontarlo sapendo che puo’ andare bene o male , ma con il coraggio, appunto, di non tirarsi indietro.

 

- Quanto coraggio ci vuole per fare della musica , un mestiere spesso incerto, la propria professione , la propria ragione di vita?

Ce ne vuole molto .Io ho deciso di affidare la mia musica in una notte di alcuni anni fa. Mi svegliai di soprassalto e decisi che dal giorno dopo la mia vita sarebbe cambiata. Lasciai il mio lavoro di impiegata e partii per la Spagna con dei miei amici, tutti artisti di strada. Non avevo alcuna sicurezza , ma solo la consapevolezza di dover farlo per poter essere me stessa.

 

- Quand’e’ che il coraggio diventa incoscienza?

Forse quell’atto li ha racchiusi entrambi: il coraggio di partire e l’incoscienza di non sapere veramente dove e  come si finira’. In questo periodo ne sento di nuovo il bisogno , di un atto di coraggio , l’ho scritto anche nel mio disco. Esiste pero’ anche un’incoscienza “negativa” : quando si fa pagare il prezzo delle proprie scelte ad altri, anziche’ solo a se’ stessi.

 

- Ti reputi una persona coraggiosa? Hai paura di qualcosa?

Sono abbastanza coraggiosa , ma temo cio’ che non posso vedere: temo il buio, i fantasmi , anche quelli della mia vita. Il rimpianto di non aver fatto abbastanza.

 

- Il Portogallo ha il fado, la Spagna ha il flamenco, l’Italia ha solo la canzone napoletana , od ha anche altro?

L’Italia ha tutta la musica folklorica regionale, che e’ ricchissima . Purtroppo e’ piu’ facile trovare musica folklorica all’estero che in Italia. Da noi non e’ molto conosciuta.

 

- Il titolo del tuo ultimo album si ispira ad un bellissimo libro , “Trattato di funambolismo”. Il funambolo ha un equilibrio incerto , fragile. LA gente che accorre ad ammirarlo prova un sentimento “controverso”: da una parte sono affascinati dalla sua abilita’ , dall’altra sperano inconsciamente che cada, che avvenga una tragedia.Ti senti mai nella stessa situazione? Ovvero he la gente ammiri il tuo successo ma al tempo stesso provi un senso di invidia per chi riesce ad arrivare dove loro non possono arrivare , a questo equilibrio, appunto.

Ho iniziato a percepire questa sensazione proprio con questo ultimo album. Ma nel libro che citi l’autore spiega che quando il funambolismo diventa arte , quell’atto appare come una celebrazione della vita , non della morte. La gente smette di voler vedere cadere il funambolo e si perde nell’infinita poesia del suo camminare su un filo cosi sottile.

 

- Sei una funambola per scelta o per necessita?

Sono una funambola per necessita’: quasi tutto cio’ che faccio viene compiuto per necessita’, non per scelta.

 

-  Partiamo dal tuo nuovo disco” Funambola”. Come e’ nata l’idea di questa produzione?

Il mio ultimo lavoro nasce dall’amore per la musica brasiliana e dal desiderio di fonderla con un “sound” piu’ moderno.Il produttore Arto Lindsay, era la persona perfetta per questo progetto.

 

- Una domanda un po’ strana: qual’e’ il momento della giornata che reputi piu’ adatto per ascoltare “funambola”? L’alba di una domenica , un assolato pomeriggio , un tramonto estivo , il cuore della notte?

“Funambola” andrebbe ascoltato due volte: la prima , seduti ad una cena conviviale; la seconda , dopo cena, sdraiati su un comodo divano , per poterlo gustare e comprendere meglio.

 

- Tu sei una di quelle artiste che di solito viene definita come “cantante alternativa” , poiche’ ti poni con delle sonorità e con un aspetto che ha poco a che fare con la musica commerciale . Qual’e’ il prezzo che si deve pagare,  per essere musicalmente se’ stessi?

Per fortuna non ho mai dovuto pagare alcun prezzo. Forse sarebbe avvenuto se non avessi , appunto, potuto essere me stessa. Non cerco ricchezza, ne’ un enorme successo , quindi sono libera di seguire il mio “istinto musicale”, libera di fare cio’ che amo.

 

- Hai origini siciliane ma sei cresciuta nel Nord Est. Cio’ ti ha influenzato , nel corso della tua vita? Intendo dire l’appartenere contemporaneamente ai due estremi dello stesso paese?

Si, mi ha influenzato molto, anche perche’ c’e’ sempre stata questa dicotomia nella mia vita: ad esempio ho una madre molto religiosa e un padre fortemente laico. Sento ancora molta sicilianità in me anche nella mia voce. Mi piace molto il fatto di essere un “misto”.

 

- Un ‘ultima domanda: la tua vita e’ piu’ ricca di amore , di impegno o di malinconia?

Lo sguardo di Patrizia si vela per un istante: “Malinconia”.Lo dice con una consapevolezza spiazzante.

“Sono sempre stata malinconica , ma queste tre cose ci sono comunque tutte: l’amore , soprattutto dei miei moltissimi amici; l’impegno, sono sempre in movimento. La malinconia la conosco sin da quando ero piccola, ma non la vedo in modo necessariamente negativo: fa molto parte di me , ne traggo ispirazione e non ci rinuncerei mai”

 

Patrizia i accomiata e si dirige verso casa, canticchiando dolcemente . In questo momento appare delicata  , quasi fragile. Sembra consapevole che la sa vita , come quella di tutti noi, scorre lungo un filo sottile; su cui pero’ lei riesce a camminare con grande equilibrio , serenamente condannata a non fermarsi mai.

 

(da SET LIFE)



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